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ARTICOLO PUBBLICATO per il giornale La Repubblica in uscita il giorno 28 Febbraio 2018
L’ictus cerebrale costituisce la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale, nonchè la prima causa di disabilità nell’anziano. Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una disabilità grave. L’incidenza di questa grave malattia in Italia oscilla tra 144 e 293 casi ogni 100.000 individui per anno. Sebbene l’ictus si presenti con frequenza progressivamente maggiore all’aumentare dell’età, la sua comparsa può avvenire anche al di sotto dei 45 anni con incidenza pari a circa 7 casi ogni 100.000 individui per anno. Nell’insieme quindi, l’ictus cerebrale costituisce una calamità clinica di alto grado. In molti casi prevedibile e, soprattutto, prevenibile fino ad un caso ogni sei!
Tra le cause più frequenti dell’ictus vi è infatti la fibrillazione atriale, una aritmia comune nell’uomo e, fra tutte, la più frequentemente responsabile di “palpitazione al cuore” nei soggetti sopra i 65 anni di età. La fibrillazione atriale può condurre ad ictus in quanto durante l’ aritmia si possono formare trombi o coaguli intra-cardiaci i quali, a loro volta, possono distaccarsi dal cuore e raggiungere il cervello attraverso i vasi di comunicazione fra questi due organi. Nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età l’incidenza di ictus è compresa fra il 2% ed il 3% all’anno (in 10 anni fino ad 1 paziente su 3 con fibrillazione atriale può sviluppare un ictus!) ed è da 2 a 5 volte più alta rispetto ad un soggetto di pari età senza fibrillazione.
Oggi l’ictus secondario a fibrillazione atriale può essere prevenuto mediante terapia specifica. In particolare, vi sono due modalità di prevenzione, di cui una, i farmaci anticoagulanti, è applicabile su tutta la popolazione a rischio; l’altra, l’ablazione transcatetere, è applicabile a popolazioni altamente selezionate con fibrillazione atriale.
Farmaci anticoagulanti
I farmaci anticoagulanti tradizionali (coumadin e sintrom) sono in commercio da quasi 50 anni e si basano sul controllo della concentrazione ematica mediante prelievo di sangue da eseguirsi ogni 2 settimane in centri di anticoagulazione certificati e diffusi su tutto il territorio Italiano. In soggetti con fibrillazione atriale l’impiego di coumadin e sintrom si è dimostrato efficace nel ridurre il rischio di ictus nel 65% dei casi. Recentemente sono stati introdotti quattro farmaci anticoagulanti di nuova generazione (dabigatran, rivaroxaban, apixaban ed edoxaban) ancora più efficaci rispetto a coumadin e sintrom (la riduzione del rischio di ictus si assesta vicino al 90%) e che soprattutto non richiedono alcun prelievo di sangue. Questi nuovi farmaci sono molto più costosi del coumadin e del sintrom e non sono al momento supportati dal sistema sanitario nazionale se non in casi molto selezionati.
Ablazione transcatetere
L’altra terapia preventiva, l’ablazione transcatetere, è una tecnica con cui si entra nel cuore mediante cateterismo cardiaco e si va a bruciare aree di tessuto eliminando così del tutto l’aritmia cardiaca, e con essa anche il rischio di ictus. Questa terapia richiede mani esperte, due giorni di ricovero in ospedale e costi non comuni che il sistema sanitario nazionale supporta in modo insufficiente. Il risultato anche qui è che beneficiano di questa terapia molti meno pazienti di quanti effettivamente potrebbero.
In conclusione è augurabile che il binomio terapie preventive (nuovi anticoagulanti orali e ablazione transcatetere) – prevenzione dell’ictus si avvalga di un più stretto ed efficace supporto da parte del sistema sanitario nazionale, il quale, in qualità di erogatore delle risorse necessarie, può e deve fare di più per rendere sostenibile l’impiego delle ultime rivoluzionarie terapie di prevenzione dell’ictus in pazienti con fibrillazione atriale.
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